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Igiene e benessere cane

Alimentazione del cane: alcuni consigli

Hai appena sterilizzato il tuo amico a 4 zampe e sai che dovrai cambiare il suo cibo per andare incontro alla modifica metabolica che subirà. Anche il tuo veterinario l’ha consigliato. Scopriamo come fare questo passaggio senza conseguenze spiacevoli per l’intestino del tuo cane.

CAMBIO DI CROCCHETTE: QUANDO FARLO?

Non tutti i cibi commerciali sono uguali, non solo per formulazione (alimenti secchi o umidi) ma anche come destinazione, adatti a cani adulti, anziani, sterilizzati o con patologie.
Lo stesso vale anche per il gatto: ci sono cibi secchi o umidi per il gatto obeso, per il gatto sterilizzato, che ha patologie urinarie e così via.

Non è rara la necessità di dover cambiare il cibo.
Le motivazioni più frequenti possono essere:

  • insorgenza di malattia
  • sterilizzazione
  • gravidanza
  • cambio di abitudini (soggetti che non gradiscono più un cibo)
  • passaggio da cibo per cucciolo ad adulto
  • segnali che il cibo non è adatto al tuo cane o gatto.
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COME ACCORGERSI CHE IL CIBO NON VA BENE?

L’alimentazione è alla base della salute del pet e di tutti gli esseri viventi in generale. Se si pensa che si assume un alimento più volte al giorno per tutta la vita, non è difficile comprendere che, se contenesse una sostanza non adatta all’organismo, potrebbe provocare danni o malessere.
Quali sono i segni che dovrebbero farci sospettare di somministrare una dieta non adeguata al nostro animale?

  • Cattiva condizione del pelo: il pelo e la cute sono certamente lo specchio della condizione di salute. Un pelo lucente, morbido, giustamente folto, poco odoroso è segno di buona condizione. Al contrario un pelo untuoso, opaco, che emana forte odore, può essere indicativo di un problema anche di tipo alimentare.
  • Lacrimazione degli occhi: le secrezioni oculari possono essere influenzate da una dieta non adeguata aumentando in modo importante.
  • Eccessiva secrezione delle ghiandole paranali: la necessità di svuotamento frequente di queste ghiandole, può significare una eccessiva quantità di sostanze che l’organismo deve espellere.
  • Frequenti flatulenze: l’espulsione di aria dall’intestino indica una non corretta digestione dei componenti della dieta con fermentazione non benefica.
  • Alito pesante: oltre alla presenza di tartaro, l’alito può essere influenzato anche da una cattiva digestione
  • Svogliatezza e scarsa energia: se un alimento non ha una corretta assimilazione, non fornisce l’apporto energetico adeguato e l’animale si sentirà meno attivo e più stanco
  • Episodi di vomito e/o diarrea, rigurgito: sintomi gastroenterici più o meno frequenti potrebbero essere associati a un’alimentazione non adeguata.

In tutte queste situazioni è sempre bene rivolgersi al proprio Medico Veterinario che accerterà le cause del problema e proporrà la corretta diagnosi.
In caso il veterinario proponesse un cambio di dieta, ecco che sarà necessario effettuarlo nel giusto modo.

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COME AFFRONTARE IL CAMBIO?

Al fine di non incorrere in fastidiosi problemi gastroenterici è sempre bene affrontare il passaggio da un cibo a un altro in modo molto graduale, soprattutto se si affronta una transizione per somministrare un cibo che dovrà essere dato per lungo periodo.
Diversamente, se si deve dare un alimento “medicato”, sarà il tuo Medico Veterinario a dare le indicazioni per fare un passaggio corretto.

Per il passaggio graduale, non esiste, in realtà, una regola univoca per tutti: il cambio va controllato anche in base alla reazione del tuo animale.

Di solito, si consiglia di impiegare almeno una settimana o più, mescolando per due o tre giorni il 25% del cibo nuovo con quello vecchio.
Se non ci sono conseguenze, si può procedere e aumentare la parte del cibo nuovo al 40%, mantenendo questa percentuale per altri due o tre giorni e continuare così fino al passaggio definitivo.

Diversamente, se si nota una consistenza delle feci non perfetta, potrebbe essere utile attendere ad aumentare la dose di cibo nuovo, fino a che l’intestino non si sarà adattato al nuovo cibo per poi riprendere le dosi tradizionali.

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